Antonio Vannugli: Il committente del ‘Cristo e la Samaritana’ di Annibale Carracci (Estratto dal fascicolo 10)

    

La tela di Annibale Carracci rappresentante ‘Cristo e la Samaritana’ oggi appartenente al Museo di Belle Arti di Budapest, ricordata a Perugia dalle fonti seicentesche e databile per via stilistica alla prima fase del periodo romano dell’autore verso il 1597, fu commissionata al prezzo di 20 scudi dal nobile perugino Ludovico di Cesare Degli Oddi (1557-1639). Dopo la morte di questo pervenne al nipote in linea diretta monsignor Giulio di Diomede (1608-1660), dal 1655 al 1658 inquisitore e delegato apostolico a Malta, che viene qui riconosciuto anche come il proprietario delle ‘Stimmate di san Francesco’ del Greco attualmente nel Museo dell’Istituto Suor Orsola Benincasa di Napoli. Il ‘Cristo e la Samaritana’, che nel 1661 o poco dopo lasciò l’Italia per passare alle mani di Jan Six di Amsterdam, è quindi considerato nella composizione e nell’iconografia rispettivamente quale primo esperimento da parte di Annibale volto a ottenere il grandioso nel piccolo e quale prototipo della chiarezza relativa dello spazio barocco, in relazione alle fonti letterarie e alla luce dell’originale interpretazione elaborata dall’artista. Si arriva infine a proporre una nuova interpretazione iconologica che accomuna semioticamente il dipinto, nell’ambito delle rivoluzionarie ricerche da lui svolte a Roma sull’interrelazione tra immagine e spettatore, al posteriore ‘Domine quo vadis’ eseguito nel 1601 per il cardinale Pietro Aldobrandini e oggi nella National Gallery di Londra.


The patron who commissioned ‘Cristo e la Samaritana’ by Annibale Carracci

Annibale Carracci’s canvas representing ‘Cristo e la Samaritana’, which today belongs to the Budapest Museum of Fine Art, is mentioned in Perugia in seventeenth–century sources and is stylistically datable to the first phase of the artist’s Roman period, about 1597. The picture was commissioned for a price of 20 scudi by the Perugian nobleman Ludovico di Cesare Degli Oddi (1557–1639). After his death, it went to his nephew, Monsignor Giulio di Diomede (1608–1660), who, from 1655 to 1658, was the Inquisitor and Apostolic Delegate in Malta, and the recognized owner of a ‘Stimmate di San Francesco’ by El Greco, today in the Museum of the Institute of Suor Orsola Benincasa in Naples. ‘Cristo e la Samaritana’, which in 1661, or soon thereafter, left Italy and passed into the hands of Jan Six of Amsterdam, is thus considered, in terms of composition and iconography, respectively, as Annibale’s first experiment aimed at obtaining the great within the small, and as a prototype of clarity in Baroque space, both in relation to the literary sources and in light of the original interpretation elaborated by the artist himself. Finally, the article proposes a new iconological interpretation that brings together, in terms of semiotics, this work, in the context of the artist’s revolutionary research in Rome into the interrelationship between image and spectator, with his subsequent painting, ‘Domine quo vadis’, executed in 1601 for Cardinal Pietro Aldobrandini, today exhibited at the National Gallery in London.