Costantino Ceccanti: La vicenda architettonica di Jacopo Lafri nel Granducato di Toscana tra Vasari e Giambologna nei secoli XVI e XVII (Estratto dal fasc. 14)

    

La attività professionale di Jacopo Lafri, pistoiese, si svolge tra cinquecento e seicento, a Pistoia e nel suo contado. Fino a pochi anno fa, i rari studi dedicati alla sua opera tendevano a catalogarlo come un epigono provinciale della stagione architettonica del secondo Cinquecento fiorentino.
Lo studio sistematico delle sue realizzazioni, da quelle documentate a quelle che in questo studio gli vengono per la prima volta assegnate, passando per quelle che tradizionalmente gli vengono attribuite, ha permesso di delineare un ritratto completo e sfaccettato del Lafri. Le novità emerse lo inquadrano sotto una luce diversa e ci mostrano un personaggio perfettamente inserito nel dibattito architettonico della Toscana della sua epoca: dall’apprendistato nella bottega del padre legnaiolo, seguendo uno schema assai diffuso nei domini fiorentini, fino ai contatti e alla collaborazione con diversi membri della bottega di Giambologna, proprio nel periodo in cui il grande artista fiammingo si accostava alla architettura. Se, nell’attività architettonica del Lafri, i punti di riferimento ricorrenti saranno Giorgio Vasari e il suo “Michelangiolismo Smorzato” e, poi, Giambologna, tuttavia non mancarono risultati personali di estremo interesse, inseribili senza riserve tra le più significative realizzazioni nel Granducato al passaggio tra XVI e XVII secolo.
L’oblio a cui la sua vicenda professionale è stata condannata, probabilmente dovuto alla sua scelta di operare in provincia e di non spostarsi mai in un grande centro, non ha permesso una corretta valutazione del valore della produzione lafriana ed ha anzi falsato in maniera significativa la percezione di un gruppo di architetture che più di ogni altre ha dato alla città di Pistoia l’immagine severa che percepiamo ancora oggi.

 


For Jacopo Lafri's architectural activity in the Grand Duchy of Tuscany between Vasari and Giambologna
in the 16th and 17th centuries

Jacopo Lafri’s professional activity developed between the 16th and 17th centuries in and around his native Pistoia. Until just a few years ago, the rare studies dedicated to his work tended to classify him as a provincial imitator of Florentine architecture from the second half of the Cinquecento. However, a systematic study of his buildings, from those documented to those traditionally attributed to him, and including those that in this study are attributed to him for the first time, allows us to draw a complete and multifaceted portrait of Lafri.
Newly emerged elements shine a different light on him, revealing a character that was wholly integrated in the Tuscan architectural debate of his day, from the time of his apprenticeship in his father’s carpentry workshop, following a fairly common course within the Florentine context, and up until his contact and collaboration with various members of Giambologna’s workshop at the very time in which the great Flemish artist became involved in architecture.
Even if the recurring points of reference in Lafri’s architetctural activity are Giorgio Vasari and the «Michelangiolismo smorzato» followed by Giambologna, his personal achievements are nevertheless extremely interesting, and they merit without reservation inclusion among the most significant achievements in the Grand Duchy during the period between the 16th and 17th centuries.
The oblivion to which his professional output was condemned, probably because he chose to remain working in the provinces and never moved to a larger centre, did not allow for a fair evaluation of Lafri’s oeuvre, and in fact led to a greatly distorted perception of the series of buildings that, more than anything else, have given the city of Pistoia the severe image that we still perceive today.