Clara Altavista, Daniela Barbieri: Per un nuovo catalogo dei Ricca. Una dinastia di architetti e impresari edili tra Liguria e Piemonte nei secoli XVII e XVIII (Estratto dal fascicolo 27)

    

Nonostante siano stati oggetto di numerosissimi saggi, sino a oggi non esiste una monografia riguardante i Ricca – famiglia di architetti originaria di Lavina, piccola frazione del comune di Rezzo, nelle valli di Oneglia – attivi in Liguria e Piemonte tra la fine del Seicento e la prima metà del Settecento. Impegnati sia nell’edilizia residenziale che nella realizzazione di imponenti opere pubbliche, i Ricca elaborarono un linguaggio architettonico peculiare soprattutto nell’edilizia chiesastica, rivelando, all’interno della stanca tradizione costruttiva genovese, una marcata originalità riconducibile ai grandi filoni del Seicento romano.
Figura di spicco Gio. Antonio seniore (1651-1725), molto attivo nel campo dell’edilizia ligure, ricoprendo anche incarichi pubblici di prestigio. “Capo d’opera-architetto”, costui aveva ben compreso il mutare dei tempi e il cambiamento in atto riguardo alla propria figura professionale. In tal senso aveva svolto il ruolo di principale responsabile della formazione del nipote, Gio Antonio juniore, in maniera lungimirante, discostandosi dall’apprendistato tradizionale basato essenzialmente su lunghi tirocini.
Frammentarie e lacunose, benché non meno interessanti, sono le notizie riguardanti l’attività architettonica dei suoi quattro fratelli:  Gio. Batta e Giacomo Maria, a cui si aggiungono anche Domenico (1653 - ?) ed Antonio Maria (1660-1725).
Se Domenico compare marginalmente in alcuni cantieri diretti dai fratelli con la qualifica di “mastro”, Gio. Batta ricoprì la carica di “maestro dell’arte dei muratori”, mentre l’attività di Antonio Maria, benché poco documentata, individua uno dei momenti più alti della produzione architettonica genovese tra Sei e Settecento.
Dopo Gio. Antonio seniore sarà il nipote Gio. Antonio juniore (1699?- ante 1753?), detto “il gobbo”, a distinguersi come architetto, soprattutto per la produzione di edilizia religiosa, la cui indagine ha rivelato una vicinanza alla prassi progettuale dello zio ben più concreta rispetto ad un’agevole analogia. 



For a new catalogue of the Ricca: a dynasty of architects and contractors active in Liguria and Piedmont
in the seventeenth and eighteenth centuries

Although many articles have treated them, up to now no monograph has been dedicated to the Ricca family of architects from Lavina, a small municipality in the township of Rezzo, in the Oneglia valley, who were active in the Liguria and Piedmont regions during the late seventeenth and first half of the eighteenth centuries. Builders of both residential architecture and imposing civil works, the Ricca developed their own architectural idiom principally in the field of religious architecture; in the context of a Genoese architectural tradition then in a phase of marked immobility, they reveal a conspicuous individuality attributable to the influence of the grand trends of the Roman Seicento.
A prominent member of this family was Gio. Antonio seniore (1651–1725), who was extremely active as an architect in Liguria and also covered prestigious public positions. “Capo d’opera–architetto”, he well understood the changing times and the shift taking place with respect to his role as a professional. In this sense he undertook the primary responsibility for the education of his nephew, Gio. Antonio juniore, moving with great foresight away from the concept of the traditional apprenticeship largely based on long periods of training.
Fragmentary and incomplete, though of no less interest, is the documentation on the architectural activity of his brothers: Gio. Batta and Giacomo Maria, to whom we can now add Domenico (1653 – ?) and Antonio Maria (1660–1725).
If Domenico appears in marginal roles with the title of “maestro” in several construction sites directed by his brothers, Gio. Battista covered the position of “maestro dell’arte dei muratori”, while Antonio Maria’s activity, though poorly documented, represents one of the superlative moments in Genoese architectural production between the seventeenth and eighteenth centuries.
After Gio. Antonio seniore it was Gio. Antonio juniore (1699? – before 1753?), called “il gobbo”, who would distinguish himself as an architect, above all in the production of religious architecture. Investigation of the latter has revealed a much more concrete closeness, rather than simple analogies, between his design practices and those of his uncle.