Antonio Napolitano: La biblioteca agostiniana di San Giovanni a Carbonara e l’archetipo “stellare” nella produzione di Ferdinando Sanfelice (Estratto dal Fasc. 33-34)

    

Lo studio mira a fornire un contributo originale riguardo all’architettura settecentesca della biblioteca di San Giovanni a Carbonara di Napoli, partendo dalla descrizione, il più possibile esaustiva, delle vicende che hanno segnato nei secoli la storia della collezione libraria.
La biblioteca, sebbene per soli due secoli e mezzo, fu tappa obbligata per eruditi e viaggiatori i quali visitarono Napoli tra la metà del Cinquecento e la fine del Settecento. Proprio grazie alle descrizioni contenute nei loro scritti, divenne in breve tempo famosa in Italia e all’estero per la ricchezza dei codici manoscritti, tra cui moltissimi in greco e latino, e dei volumi a stampa che conservava.
Le prime notizie di una biblioteca all’interno del monastero risalgono al 1470, ma la collezione libraria si arricchì notevolmente  a partire dal 1531, con il cospicuo lascito del cardinale Girolamo Seripando e, nei secoli successivi, di altri benefattori. Subì, nei decenni che seguirono, numerose sottrazione e spoliazioni, fino a quella del 1718, particolarmente grave, ad opera di Carlo VI, finalizzata ad arricchire le collezioni della Biblioteca Imperiale di Vienna. Le opere sottratte furono riconsegnate nel 1923 alla Biblioteca Nazionale di Napoli, dove furono ricongiunte al restante patrimonio librario, ivi conservato sin dagli inizi dell’Ottocento.
A partire dal 1736 la biblioteca ebbe una sede degna del suo prestigio, costituita dall’edificio progettato dal celebre architetto Ferdinando Sanfelice, il quale lo collocò al di sopra di una delle torri della murazione aragonese. Di tale opera restano alcune raffigurazioni, nonché una pianta del 1817, che ci consentono di ricostruire l’aspetto che doveva avere l’edificio, nonchè le matrici culturali e geometriche che sottesero a tale creazione, prima delle trasformazioni avvenute in occasione della realizzazione dell’ex Caserma Garibaldi, oggi Tribunale della Pace di Napoli, nella seconda metà dell’Ottocento.

The Augustinian library of San Giovanni in Carbonara and the archetype of Ferdinando Sanfelice’s “stellar” architectural module

This paper sheds new light on the eighteenth century architecture of the library of San Giovanni in Carbonara di Napoli. It minutely describes the events that have shaken the library collection through the years. It may have been for only two and a half centuries, but between the middle of the sixteenth and into the late seventeenth century the library was a must for scholars and travellers visiting Naples. It’s thanks to descriptions of it in their travel diaries that it rose to fame in Italy and abroad for the richness of the collection of manuscript codices, many in Greek and Latin, and printed volumes that it housed.
The first news of the monastery library dates back to 1470, but it wasn’t until 1531 that the collection was noticeably enriched. This was thanks to a generous donation by Cardinal Girolamo Seripando. In the following centuries his gesture was followed by other benefactors. On several occasions over the following decades the library was pillaged. On a particularly bad occasion in 1718 Charles VI ran off with a lot of the collection to enrich his Imperial Library in Vienna. The stolen works were handed back to Naples’National Library in 1923. There they were reunited with the rest of the book heritage, housed there since the early 1800s. From 1736 the library was given a location worthy of its prestige. It was housed in a building designed by the famous architect Ferdinando Sanfelice. He came up the library atop one of the towers of the Aragonese city walls. The project appears in some drawings as well as in an 1817 plan. These provide an idea of how the building looked as well as the cultural and geometric mix locked away within it. This all changed in the second half of the 1800s when the library was converted into a barrack block, the Caserma Garibaldi, today Naples’ Justice of the Peace court.