CECILIA MAZZETTI DI PIETRALATA: «E particolarmente le ricordo dell’Angelino di Tiziano»:sulla storia e la provenienza di una tavola Doria Pamphilj

    

Grazie alla scoperta di alcune lettere inedite scritte dal principe Paolo Savelli al fratello Federico, e inviate da Roma a Ferrara, è possibile riconoscere un Angelo musicante, citato in quelle fonti e attribuitovi a Tiziano, nella tavola oggi presso la Galleria Doria Pamphilj, e precisarne inoltre la provenienza e le modalità di acquisizione.
La tavola, originariamente nella chiesa ferrarese di Santa Maria dei Servi e poi transitata per circa quarant’anni nelle raccolte Savelli, presenta sul retro un sigillo in ceralacca con lo stemma della casata. La ricostruzione della provenienza, le notizie circa le operazioni cui fu sottoposta e i giudizi critici del suo primo collezionista Paolo Savelli incoraggiano a riconsiderare la tradizionale assegnazione a Tiziano, opinione la cui origine può essere anticipata fino almeno al 1605-1608.
La vicenda aggiunge un tassello rilevante all’importazione a Roma di pittura emiliana e veneta da Ferrara negli anni successivi alla Devoluzione, e la fitta documentazione nelle fonti archivistiche la rivela esemplare per la storia del collezionismo e della conservazione nel secondo decennio del Seicento.


«And in particular I bring to your mind that little Angel of Titian»: on the history and origins of a tableau in the Galleria Doria Pamphilj

Some unpublished letters from Prince Paolo Savelli in Rome to his brother Federico in Ferrara have come to light. The Prince writes of a Musician Angel attributed to Titian. The painting in question today hangs in the Galleria Doria Pamphilj. From the letters it’s been possible to track down where it came from and how it was paid for. It originally hung in the church of Santa Maria dei Servi in Ferrara. From there it spent about forty years in the Savelli collection. A wax seal on the back carries the Savelli family crest. The discovery of its original whereabouts and subsequent movements, as well as the critical opinion of its private owner Paolo Savelli, shed fresh light on its traditional attribution to Titian. It’s possible that its conception can be brought forward to at least 1605–1608.
The letters add another important piece to the jigsaw of Emilian and Venetian paintings brought to Rome in the years following the Devolution of Ferrara. They join an already rich archive which has proved ideal for a reconstruction of the history of collecting and conservation during the second decade of the seventeenth century.