Laura Pagnotta: Per Antonio Solario: un riesame critico e alcune proposte attributive (Estratto dal fascicolo 9)

    

Il presente studio propone un riesame della complessa e per molti aspetti ancora oscura personalità artistica di Antonio Solario e una ricostruzione del suo percorso alla luce anche di nuove proposte attributive. La poliedricità della personalità del Solario emerge sin dalla fase iniziale in cui la formazione prevalentemente veneto-belliniana si arricchisce ben presto di scambi con l’ambiente artistico dell’entroterra veneto e probabilmente anche lombardo. Un riesame storico e critico dell’importante ciclo di affreschi per il chiostro del Monastero dei Santi Severino e Sossio a Napoli, visto nei suoi rapporti con la pittura contemporanea e con il particolare contesto storico in cui fu eseguito, consente di riposizionarne con maggiori certezze la datazione di inizio lavori, fino ad oggi estremamente controversa, negli ultimissimi anni del ’400 anche se l’esecuzione del ciclo, rimasto incompiuto, dovette poi protrarsi per alcuni anni. La proposta di riferire al Solario la ‘Madonna con il Bambino tra due angeli suonatori’ delle Gallerie dell’Accademia di Venezia definisce meglio la fase di passaggio del Solario dal periodo napoletano alla fase marchigiana in cui si colloca la realizzazione delle due grandi pale di Fermo e Osimo, opere che qui si propone di porre in relazione ad un’importante pala perduta di Giovanni Bellini nota da un’incisione del Mocetto. Una lettura in chiave veneta più che lombarda dell’enigmatica ‘Testa di San Giovanni Battista’ della Pinacoteca Ambrosiana datata 1508 suggerisce di spostare ad una fase successiva a tale data i rapporti di Antonio, già rilevati dalla critica sulla base proprio di questo dipinto, con il quasi omonimo Andrea Solario. Un particolare interesse riveste il periodo inglese del pittore già supposto sulla base del trittico di Bristol datato 1514, cui si può aggiungere per affinità stilistiche una ‘Sacra Famiglia con Santa Caterina d’Alessandria’inedita in collezione privata. Questa fase dell’artista, fino ad oggi poco indagata dalla critica, dovette protrarsi per qualche tempo se, come appare da una ‘Sacra Famiglia con angelo suonatore’ (Hatfield House, collezione Salisbury), qui riferita ad un seguace probabilmente inglese del nostro artista, la maniera di Antonio venne localmente recepita e imitata. In base alla ricostruzione qui proposta è solo successivamente alla fase inglese che il Solario venne in contatto con la maniera milanese di Andrea Solario e che si realizzò quella tangenza stilistica con questo artista già rilevata dalla critica nella ‘Madonna con il Bambino’ di Londra (National Gallery) la cui datazione andrà quindi alquanto posticipata e collocata a dopo il 1514. Nell’ultima fase nota del pittore, cui deve appartenere anche la ‘Madonna adorante il Bambino con due angeli suonatori’ di Copenhagen emergono infine influenze vagamente raffaellesche che denotano un progressivo avvicinamento alle grandi novità centroitaliane e segnano un’evoluzione nel percorso stilisticamente abbastanza statico dell’artista verso una timida adesione alla “maniera moderna” i cui frutti potrebbero essere oggetto di ulteriori scoperte e auspicabili ritrovamenti.


Per Antonio Solario: a critical re–examination and some attributional proposals

The present study proposes a re–examination of the complex and in many respects still obscure artistic personality of Antonio Solario and a reconstruction of his career also in the light of new attributional proposals. The many–sided personality of Solario emerges right from his initial phase in which his mainly Venetian training in the circle of Giovanni Bellini was soon enriched with his exposure to artistic developments on the Venetian terrafermo and probably also in Lombardy. An art–historical re–examination of the important cycle of frescoes in the cloister of the monastery of Santi Severino and Sossio in Naples, in view of its relations with contemporary painting and with the particular historical context in which it was executed, enables us to revise with greater certainty the date when this cycle of frescoes was begun, hitherto extremely controversial: it can now be placed in the very last years of the fifteenth century, even though the execution of the cycle, never completed, must have been protracted for several years. The proposal to attribute to Solario the ‘Madonna and Child between two music–making angels’ in the Gallerie dell’Accademia in Venice better defines Solario’s transition from his Neapolitan to his Marchigian phase, in which can be placed the two large altarpieces in Fermo and Osimo, works that the author proposes to relate to an important lost altarpiece of Giovanni Bellini known from an engraving by Mocetto. An interpretation in a Venetian rather than Lombard key of the enigmatic ‘Head of Saint John the Baptist’ in the Pinacoteca Ambrosiana dated 1508 suggests that Antonio’s relations — already pointed out by art historians precisely on the basis of this painting — with his virtual namesake Andrea Solario should be moved forward to a period subsequent to this date. Particular interest is aroused by the painter’s English period, already assumed on the basis of the triptych in Bristol dated 1514, to which an unpublished ‘Holy Family with Saint Catherine of Alexandria’ in a private collection can be added on the basis of stylistic affinities. This English phase of the artist, hitherto little investigated, must have lasted for some time if, as appears from a ‘Holy Family with music–making angel’ (Hatfield House, Salisbury collection), here referred to a probably English follower of our artist, the manner of Antonio was locally absorbed and imitated. On the basis of the reconstruction proposed here, it was only subsequent to his English phase that Solario came into contact with the Milanese manner of Andrea Solario and that the stylistic affinity with this artist already observed by art historians in the ‘Madonna and Child’ in London (National Gallery) was achieved; so it follows that this latter painting should be post–dated and placed after 1514. In the painter’s last known phase, to which the ‘Madonna adoring the Child with two music–making angels’ in Copenhagen also belongs, vaguely Raphaelesque influences begin to emerge in his work; they denote a progressive assimilation of the major innovations in Central Italian painting and mark an evolution in Antonio Solario’s style towards a timid acceptance of the “maniera moderna”. It is to be hoped that the results of this renovation of his style may give rise to further discoveries and finds.