Presentazione

    

La scelta, alquanto insolita, di dedicare un volume speciale del Bollettino d’Arte alla storia urbanistica e architettonica di un’intera città “moderna”, deriva dall’evidente unicità del luogo.
Ostia Lido (nome comunemente utilizzato per definire quello che, negli atti ufficiali, è oggi il “Lido di Ostia”), nasce infatti ex novo all’inizio del XX secolo a poca distanza da Roma, in un’area fino a quel momento deserta e dominata dalla macchia mediterranea, dalle dune e dalla malaria e che alcuni secoli prima addirittura non esisteva, perché corrispondeva al tratto del Mar Tirreno sul quale affacciava la ricca e cosmopolita Ostia Antica. Non è, quindi, una tipica città “stratificata”, cresciuta per addizione o per sostituzione nel corso dei secoli e dove sono presenti testimonianze di varie epoche; tuttavia, allo stesso tempo, non può essere assimilata ai centri novecenteschi di nuova fondazione — come, ad esempio, Sabaudia e Latina — che sono contraddistinti da una coerente omogeneità nella forma urbana e nei caratteri stilistici degli edifici. Le vicende che portano allo sviluppo di Ostia Lido sono, in effetti, molto più complesse: anche se le sue prime costruzioni appartengono a un’epoca dominata dall’eclettismo in cui la pianificazione dei suburbi metropolitani trae ancora ispirazione delle garden–towns inglesi, da un romantico approccio “ambientista” e dalla ricerca del pittoresco, nel corso del tempo la cittadina muta più volte il suo ruolo e la sua facies, adeguandoli alle necessità di Roma, alla quale è da sempre legata da un rapporto indissolubile e spesso contraddittorio. Così, negli anni compresi tra le due Guerre Mondiali è dapprima sede dell’utopistico e mai realizzato porto marittimo–industriale (che, attraverso lo scavo di un lungo canale artificiale, doveva collegare il Tirreno con un vasto bacino situato presso la Basilica di San Paolo) e, insieme, ameno sobborgo a vocazione turistico–balneare, dove i cittadini di ogni classe sociale possono usufruire dei benefici del sole e della talassoterapia; dopo pochi anni, per volontà del Governo fascista, si trasforma invece nel quartiere sul mare della Capitale, cambiando nome per la prima volta: dalle iniziali “Ostia nuova” oppure “Ostia mare”, al più moderno e adeguato “Lido di Roma”.
È questa, senz’altro, l’età d’oro di Ostia Lido, che coincide con gli anni compresi tra il 1925 e il 1940. Più volte immortalata nei filmati dell’Istituto Luce e scenario privilegiato della propaganda di regime, la città è sede di numerosi avvenimenti storici e di costume; diventa inoltre terreno di sperimentazione per i giovani architetti razionalisti italiani, che hanno modo di esprimere liberamente le loro nuove idee realizzando edifici pubblici e privati di altissimo livello, mentre nella vicina Ostia Antica fervono gli scavi archeologici e le sistemazioni del verde, quest’ultime ampiamente documentate nel presente volume.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale — quando, non a caso, viene nuovamente modificata la sua denominazione (da “Lido di Roma” a “Ostia Lido” e, poi, “Lido di Ostia”) — la città è soggetta a un altro mutamento di ruolo: i suoi settori di espansione (ma, purtroppo, anche alcuni brani del lungomare e del quadrante “storico”) vengono infatti omologati agli altri quartieri periferici di Roma, con costruzioni nelle quali, con rare eccezioni, domina l’edilizia speculativa. Inoltre, soprattutto nella zona di ponente, il sorgere di insediamenti semiabusivi o totalmente spontanei determina l’incremento della criminalità. Fortunatamente restano intatte le sue spiccate peculiarità naturalistiche e ambientali che, anche in virtù della vicinanza con Cinecittà, la rendono un set perfetto per il cinema, come testimoniano i numerosi film girati da registi di fama internazionale (tra i quali, Federico Fellini e, più recentemente, Woody Allen).
Sebbene i problemi non siano ancora stati risolti, le proposte per il restyling del lungomare e per la riqualificazione del suo territorio dimostrano come Ostia Lido riscuota l’interesse degli studiosi e dei maggiori progettisti italiani e sia inoltre ampiamente proiettata verso il futuro: insieme alla sempre maggiore valorizVII
zazione delle straordinarie componenti ambientali (il mare, la foce del Tevere, la Pineta di Castelfusano) in cui è immersa. Obiettivo prioritario sarà quello di provvedere alla tutela del patrimonio architettonico di Ostia Lido secondo i corretti criteri del “restauro del moderno” per gli edifici più rappresentativi, ma anche salvaguardando la parte residua del delicato tessuto urbano degli anni Venti e Trenta del Novecento e l’aspetto delle fabbriche, cosiddette “minori”, che lo compongono.


Federica Galloni