Stefano Grandesso: Camillo Pacetti e l’invenzione

    

La Minerva che infonde l’anima all’automa modellato da Prometeo, il gruppo che convince Giuseppe Bossi, su consiglio di Canova, a proporre Camillo Pacetti per l’insegnamento della scultura presso l’Accademia di Brera, è l’opera emblematica che divide la vicenda romana dell’artista da quella milanese. Se la prima è votata, sotto l’egida del fratello Vincenzo come testimoniano i Giornali, al restauro dell’antico e a commissioni decorative occasionali, la seconda fase è invece impegnata sui temi dell’invenzione - in gara con la classicità e i modelli esemplari dei grandi contemporanei Canova e Thorvaldsen - nei campi della scultura ideale e monumentale. L’opera costituisce un’allegoria della scultura come arte liberale, affrancata dal grado meccanico del mestiere, e, giunta a Milano, si carica di inediti significati politici, celebrativi dell’età napoleonica. In quanto tale introduce come un manifesto artistico l’opera successiva di Camillo, invitando a una riflessione più generale sullo statuto e le ambizioni dell’arte della scultura tra XVIII e XIX secolo.

Camillo Pacetti and Invenzione


The group Minerva instilling the soul into the figure modeled by Prometheus, which convinced Giuseppe Bossi, on Canova’s advice, to propose Camillo Pacetti for the position of teacher of sculpture at the Accademia di Brera, is the emblematic work that divides the artist’s Rome from his Milanese period. If the first period was given to the restoration of antiquities and the occasional decorative commission under the aegis of his brother Vincenzo, as the Giornali testify, the second was instead focused on themes of invention — in com-petition with Classicism and the exemplary models of the great contemporaries Canova and Thorvaldsen — in the fields of ideal and monumental sculpture. The Minerva constitutes an allegory of sculpture as a liberal art, freed from the mechanical condition of the profes-sion. Once present in Milan, it became charged with unprecedented political meanings celebrating the Napoleonic era. Analogous to an artistic manifesto, it introduces the subsequent phase of Camillo’s work, inviting a more general reflection on the status and ambitions of the art of sculpture in the late XVIIIth and early XIXth centuries.