Micaela Antonucci: «Tutto passa per le scale»: la scala nei palazzi romani

    

A partire dalla metà del XV secolo le scale guadagnano progressivamente un ruolo da protagoniste nell’architettura civile in Italia e in Europa, trasformandosi da mero elemento “di servizio” a snodo centrale dell’edificio, in cui trovano espressione le diverse valenze legate alla monumentalità architettonica, alle esigenze cerimoniali e all’organizzazione spaziale.

A Roma, sede della curia pontificia e delle grandi corti cardinalizie, dove la ritualità e le cerimonie assumono un ruolo centrale nella vita sociale e nell’architettura, nella costruzione dei grandi palazzi tardo-quattrocenteschi la disposizione delle scale sperimenta innovative soluzioni attente alla comodità e insieme alla rappresentatività.
Queste esigenze funzionali si saldano alla ricerca progettuale volta alla costruzione di residenze mutuate sul modello aulico della “casa degli antichi”, che prende avvio a Firenze e raggiunge il culmine con i palazzi romani di Antonio da Sangallo il Giovane, in particolare quello per il cardinale poi papa Alessandro Farnese: un modello indiscusso dell’architettura romana cinquecentesca che, ripreso e declinato in diverse varianti, si diffonde rapidamente anche nei palazzi italiani ed europei. Nel Palazzo Farnese la scala acquista una solennità e una monumentalità nuove unite a una perfetta funzionalità, connettendosi in un insieme organico e coerente agli altri spazi del percorso “pubblico” (atrio e cortile).
L’elemento scenografico e prospettico diventa sempre più protagonista nelle scale dei palazzi romani tardo-cinquecenteschi che si ispirano al modello sangallesco, anticipando sullo scorcio della fine del secolo le teatrali “architetture di scale” dell’età barocca

 

«Tutto passa per le scale»: the staircases of palaces in Rome

Starting in the mid–fifteenth century, the staircase begins to play an increasingly prominent role in civil architecture in Italy and throughout Europe, transforming itself from mere element of “service” into a fulcrum of the building, in which the different values tied to architectural monumentality, ceremonial needs, and spatial organization find expression.
In Rome, seat of the papal curia and of the great courts of the cardinals, where ritual and ceremony played a central role in social life and architecture, innovative solutions were tested in the design of staircases for the late fifteenth–century palaces under construction, answering to requirements of comfort as well as of necessary grandeur.
These functional needs become an integral part of the design process for constructing residences based on the aristocratic prototype of the “house of the ancients” that was introduced in Florence, and which culminates in the palaces in Rome of Antonio da Sangallo the Younger. Among the latter, the palace of cardinal (and later pope) Alexander Farnese, an indubitable paradigm of 16th–century architecture in Rome, was variously imitated and reinterpreted in the Urbs and rapidly adopted as a model for palace architecture across Italy and Europe. In Palazzo Farnese the staircase acquires new solemnity and monumentality combined with perfect functionality, connecting to the other “public” spaces (i.e., lobby and courtyard) of the building to form a unified and coherent ensemble.
The scenographic perspective function becomes ever more central for the staircases of late sixteenth–century palaces in Rome inspired by the Sangallo model, foreshadowing the theatrical “staircase architecture” of the incoming Baroque age.