Laura Caterina Cherubini: Il recupero dei materiali crollati e la scelta della ricostruzione

    

Estratto dal Volume Speciale: LA CHIESA DI SAN GIORGIO IN VELABRO A ROMA. Storia, documenti, testimonianze del restauro dopo l'attentato del Luglio 1993 (2002)

Il saggio ripercorre i momenti che seguono l’attentato terroristico avvenuto nella notte tra il 27 e il 28 luglio 1993: la fase dello sbigottimento generale, la tempestiva presenza delle istituzioni e il gran cumulo di macerie in cui erano ridotti il portico e gran parte della facciata della chiesa.
Nei giorni immediatamente successivi si è intrapreso, con la collaborazione delle Soprintendenze e dei restauratori dell’Istituto Centrale per il Restauro, un meticoloso lavoro di recupero e catalogazione dei frammenti provenienti dal crollo del portico, di cui restavano in piedi soltanto tre colonne prive di capitelli, alcuni brandelli di cancellata e il pilastro angolare sinistro, seppur gravemente lesionato. Tutta la parte in muratura sembrava irrimediabilmente perduta, mentre apparivano più facilmente recuperabili e in buone condizioni, i grandi elementi lapidei. Nella chiesa si era aperta una grande breccia nella parete di facciata corrispondente alla navata laterale destra, appariva anche evidente lo scollamento del prospetto principale dalle murature trasversali attribuibile all’onda d’urto.
Immediatamente si procedette nell’organizzazione del cantiere e nella raccolta dei materiali, laterizi e lapidei, seguendo il metodo dello scavo stratigrafico impiegato nei siti archeologici; tutta l’area interessata dal crollo è stata suddivisa in quadranti ed il materiale recuperato è stato catalogato e scrupolosamente conservato in 1050 cassette con l’indicazione del numero del quadrante, dell’ora del recupero, del giorno, conservate all’interno del convento.
 L’istanza irrinunciabile della ricostruzione era anche strettamente connessa alla ricomposizione dello spazio urbano in cui la chiesa insiste, oltre che al rapporto biunivoco che la lega all’Arco di Giano e all’Arco degli Argentari. Tale scelta progettuale è stata supportata, inoltre, dalla possibilità di avere a disposizione un’ampia documentazione della situazione precedente l’attentato e di poter recuperare gran parte dei materiali lapidei. Il pensiero guida è stato quello di permettere sia ai visitatori di riacquistare un’immagine del contesto nei suoi valori monumentali e ambientali, sia di permettere agli studiosi di avere a disposizione, negli archivi della Soprintendenza, tutto il materiale grafico, fotografico, filmato che avrebbe permesso di ripercorrere, con precisione scientifica, tutte le operazioni della ricostruzione.
 
The recovery of collapsed materials and the choice of reconstruction

The article describes the situation in the immediate wake of the terrorist attack on the church of San Giorgio in Velabro on the night between 27 and 28 July 1993: the phase of general consternation, the prompt presence on the scene of the political and institutional authorities, and the huge pile of rubble to which the portico and a large part of the façade of the church had been reduced.
In the immediately ensuing days, the meticulous task of sifting through the rubble, and recovering and cataloguing the fragments began, with the collaboration of the Soprintendenza and the restorers of the Istituto Centrale per il Restauro. Of the portico, all that was left standing were three columns shorn of their capitals, some fragments of iron railing and the rectangular pilaster to the left, albeit seriously damaged. All the part in brickwork seemed irremediably lost, while the large stone elements seemed more easily recoverable and in good condition. In the church itself a large rent had been opened in the entrance wall, in the part delimiting the right aisle. The detachment of the main elevation from the transverse walls due to the force of the blast was also evident.
Immediate steps were taken to cordon off the monument, organize the restoration site and assemble the recoverable brick and stone materials, following the method of stratigraphic excavation used on archaeological sites; the whole area affected by the collapse was subdivided into a square grid and the material recovered was catalogued and scrupulously preserved in 1050 boxes specifying the number of the square in the grid, and the date and time of recovery; the boxes were kept in the adjoining monastery. 
The necessary reconstruction of the portico was also inseparable from the recomposition of the urban context in which the church is situated and its relation both with the Arco di Giano and the Arco degli Argentari. This objective was also assisted by the recovery of extensive documentation of the situation preceding the terrorist attack and the recovery of a large part of the stone materials. The guiding principle was that of permitting visitors to re-acquire an image of the context in its monumental and environmental values, and scholars to have at their disposal, in the archives of the Soprintendenza, all the graphic, photographic and film material that would enable them to retrace all the operations of reconstruction with scientific precision.