Fabio De Chirico: Michele De Napoli ispettore nel Museo Nazionale: alcuni problemi di conservazione e restauro tra il 1860 e il 1862

    

Estratto dal Volume Speciale: STORIA DEL RESTAURO DEI DIPINTI A NAPOLI E NEL REGNO NEL XIX SECOLO. Atti del Convegno Internazionale di Studi, Napoli, Museo di Capodimonte, 14-16 ottobre 1999

La vicenda umana ed artistica del pittore pugliese Michele De Napoli (Terlizzi, 1808-1892) risulta quanto mai singolare per ricostruire il variegato e complesso panorama della storia del restauro a Napoli nella seconda metà dell’Ottocento.
Pittore di tradizione accademica, allievo del noto maestro del Neoclassicismo Costanzo Angelini, partecipa al dibattito sul rinnovamento delle Istituzioni culturali della capitale borbonica, prima elaborando alcuni interventi di natura teorica e, in seguito, ricoprendo prestigiose cariche pubbliche ed artistiche e divenendo, anche se per un breve periodo, Direttore dell’Istituto di Belle Arti e poi Ispettore per il Museo Nazionale: si va disegnando così una personalità a tutto tondo, complessa e articolata, in cui il pittore accademico, ligio e scrupoloso, si sovrappone al conservatore di opere d’arte, lungimirante ed innovativo, e all’uomo pubblico liberale e progressista.
È proprio nelle vesti di Ispettore, preposto al riordinamento della “quadreria”, (incarico che egli ricoprì fino al 1863, anno del suo ritorno a Terlizzi) che il De Napoli ha modo di mettere in campo la sua esperienza e le sue idee in fatto di restauro: la sua visione profondamente attuale dell’azione di tutela e conservazione del patrimonio storico-artistico, intesa come azione preventiva e globale del ‘contesto’ museale, si evince in maniera chiara e precisa da un nucleo di lettere e di rapporti custoditi nell’Archivio Storico della Soprintendenza Archeologica di Napoli e Caserta e dai documenti conservati nell’Archivio di Stato di Roma. Di fronte ad una pratica ormai consolidata, per cui si sottoponevano le opere ad interventi di restauro - spesso traumatici ed irreversibili – e alle periodiche e costanti riverniciature, allo scopo di «rinfrescarne» il tessuto pittorico secondo un gusto ed un’estetica dominanti, il De Napoli si fa promotore (spesso inascoltato) di un indirizzo conservativo finalizzato a prevenire il deterioramento e il progressivo degrado non solo del singolo manufatto, ma del complesso museale nel suo insieme, dichiarandosi «apertamente contrario a’ ristauri» preferendo una continua opera di manutenzione ordinaria. Formazione, conservazione e fruizione sono i tre aspetti fondamentali che caratterizzano la sua attività come Ispettore al Museo Nazionale, attività che proprio rispetto alle problematiche della tutela e del restauro sembra spesso aver anticipato il moderno dibattito metodologico, pur non configurandosi nella forma di una trattazione sistematica, forse impensabile per un operatore che era essenzialmente un artista, prima che un teorico.
 
 
Michele De Napoli inspector of the Museo Nazionale:some problems of conservation and restoration between 1860 and 1862

The career of the Apulian painter Michele De Napoli (Terlizzi, 1808-1892) is particularly revealing for the complex history of restoration in Naples in the second half of the nineteenth century. A painter of academic tradition, pupil of the well-known exponent of neoclassicism Costanzo Angelini, he participated in the debate on the renewal of the cultural institutions of the Bourbon capital, first by enunciating theoretical ideas and then by filling important public and artistic positions: he became, though only briefly, Director of the Istituto di Belle Arti and later Inspector for the Museo Nazionale. The picture that emerges is that of a complex and wide-ranging personality, in whom the orthodox academic painter is overlaid by the far-sighted and innovative conservationist of works of art and the liberal and progressive man of public life. As Inspector, commissioned to reorganize the royal collection of paintings (quadreria) (a post he filled till 1863, the year of his return to Terlizzi), De Napoli had an opportunity to put into practice his expertise and ideas in the field of restoration. His profoundly modern concept of the protection and conservation of the art-historical heritage as a preventive and global action of the museum ‘context’ is clearly evinced by a collection of letters and reports preserved in the Archivio Storico of the Soprintendenza Archeologica of Naples and Caserta and by documents in the Archivio di Stato in Rome. Reacting against the well-consolidated practice of subjecting works to often traumatic and irreversible restorations, followed by periodic coats of varnish, with the aim of ‘refreshing’ the pictorial surface according to the then reigning taste and aesthetics, De Napoli championed (though often unheeded) a conservationist approach aimed at preventing the progressive deterioration not only of the individual work of art, but of the museum context as a whole. Indeed he declared himself “apertamente contrario a’ ristauri” and preferred instead a process of regular maintenance. Formation, conservation and fruition were the three fundamental aspects that characterized his activity as Inspector of the Museo Nazionale. In tackling the problems of conservation and restoration, he often seems to have anticipated the modern methodological debate, though he never articulated his ideas in the form of a systematic treatise; perhaps that would have been inconceivable for a man who was essentially an artist and not a theorist.