Nota di redazione di Camilla Capitani

    

"Una lettura documentaria e stratigrafica di architetture singolari nel monastero dei Santi Pietro e Paolo ad Ospedaletto Lodigiano"  rimanda a un tema di grande attualità, quello del futuro dei grandi complessi monumentali che, per varie vicende, hanno perso la loro vocazione originaria spesso caratterizzata da valenze anche territoriali.
Si tratta di un problema di grandi dimensioni che coinvolge, secondo stime ricorrenti, una porzione maggioritaria del nostro patrimonio storico, artistico e nazionale, in particolare costituito da immobili ecclesiastici e conventuali.
Il tema quindi, nel nostro caso, è quello delle dismissioni del patrimonio immobiliare storico–artistico della Chiesa con le conseguenti “metamorfosi” derivanti da cambiamenti di destinazione d’uso e quindi da adattamenti anche strutturali in funzione della nuova fruizione, con possibili limitazioni all’uso pubblico se il bene è stato alienato.
Nel panorama degli accordi concordatari stipulati negli ultimi anni, il problema della sistemazione di tale patrimonio immobiliare è stato affrontato e risolto sul piano di una collaborazione tra soggetti pubblici ed ecclesiastici.
L’Intesa del 2005, stipulata sulla base dell’articolo 12 del Concordato, si fonda sul presupposto che tale ricchezza, in quanto patrimonio storico, artistico, nazionale, non può essere oggetto di un mero rapporto privatistico e come tale sottratto alla tutela e al godimento collettivo e neanche può essere oggetto di interventi statali che ne ignorino il profilo religioso o l’appartenenza a singole confessioni.
Punto essenziale dell’Intesa è quindi la conservazione e il mantenimento di questo patrimonio culturale nei luoghi e nelle sedi di originaria collocazione, con l’impegno delle autorità competenti a trovare adeguata sistemazione ai beni culturali soppressi.
L’argomento riporta a un caso recente di alienazione del patrimonio pubblico, quello dell’antica chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Orbetello, inglobata nel diciottesimo secolo nel palazzo che ospitava l’Ospedale San Giovanni di Dio, attualmente ceduto a privati e in ristrutturazione per la costruzione di appartamenti e locali commerciali. La chiesa ora è scoperchiata e i suoi affreschi quattrocenteschi della scuola senese, unica testimonianza artistica ad Orbetello di quel periodo, versano in uno stato di gravissimo degrado.
Nello stesso oblio il complesso religioso di Ospedaletto Lodigiano: l’articolo in questione offre un elemento di riflessione non secondario: l’importanza di conoscere a fondo tali beni, anche nel dettaglio “stratigrafico” delle singole parti, approfondendone le relazioni nello spazio e nel tempo, l’origine, la storia, la composizione, le loro caratteristiche qualitative e funzionali e la specificità delle attività che in essi si sono svolti. Dal censimento di questi beni e dalla loro conoscenza storica, materica, funzionale potranno scaturire inoltre tutti gli elementi necessari e utili per le determinazioni conclusive in merito al loro futuro.
Non avendo questo patrimonio nessuna possibilità di riproducibilità, solo la memoria storica è la sua vera tutela.