Luciano Ricciardi: Il restauro virtuale per evitare il restauro reale. Un’ipotesi per due opere della Galleria Nazionale delle Marche (Estratto dal fascicolo 22-23)

    

Il lavoro di ricerca che qui si presenta ha la finalità di sostituire – quando possibile - il restauro di un’opera con un intervento di tipo fotografico. Ciò per tre ragioni: evitare la manomissione della materia autografa; limitare il numero di opere non restaurate per ragioni conservative, ma di aggiornamento estetico rispetto al precedente restauro; e la constatazione che la connoisseurship viene da sempre esercitata sulla base di confronti fotografici, di cui è esemplare la leggendaria fototeca di Federico Zeri.
Lo studio non mira a produrre ipotesi di reintegrazione delle sole lacune “interpretabili” (Brandi), come è nel restauro estetico, bensì di tutte le lacune presenti in un dipinto. Ciò consente di ragionare sulla fotografia di un’opera (virtualmente) riportata ad
integrum, favorendone quindi di molto la leggibilità critica, ma contestualmente conservando intatta la sua autografia di partenza, non manomessa da possibili restauri. L’opera autografa, in tal modo, diventa un documento d’archivio consultabile in ogni momento.
La ricerca in questione è stata condotta su due dipinti conservati nella Galleria Nazionale delle Marche: la Madonna dell’Umiltà, tradizionalmente attribuita al “Maestro dell’Incoronazione di Bellpuig” (1330 circa), e l’Annunciazione di Olivuccio di Ceccarello (1390 circa); entrambe presentano vaste lacune trattate in passato con “tinte neutre”. Di tali lacune si è proposto di ridefinire virtualmente il disegno e il colore, fino a far tornare il dipinto integro. Un’operazione che tiene presente l’uso
comune nella produzione artistica medievale e moderna di sagome riproducenti forme seriali, sia per i dettagli architettonici, sia per le parti del corpo.


Virtual Restoration to Circumvent Real Restoration. A Proposal for Two Works in the Galleria Nazionale delle Marche


The research presented here has the aim of replacing — when possible — the actual restoration of a work of art with a photographic procedure. The reasons for this are threefold: to avoid tampering with the autograph material; to limit the number of works restored for purposes not of conservation but for their “aesthetic updating” with respect to the last restoration; and, in view of the finding that connoisseurship has always been practiced on the basis of photographic comparisons, an exemplary case in point being Federico Zeri’s legendary photographic library.
The aim of the study is not to produce hypotheses of reintegration only for the “interpretable” lacunae (Brandi), as in the case of aesthetic restoration, but for all the gaps present in a given painting. This enables a process of reasoning on the basis of the photograph of a work (virtually) restored ad integrum, thereby greatly benefitting its critical legibility but simultaneously maintaining its basic authenticity intact and unaltered through any new material restoration. In this way the function of the autograph work becomes like that of an archival document, consultable at any time.
The research in question was conducted on two paintings in the Galleria Nazionale delle Marche: a Madonna of Humility traditionally assigned to the Master of the Bellpuig Coronation (ca. 1330), and the Annunciation by Olivuccio di Ceccarello (ca.1390). Both present sizeable lacunae that were treated in the past with “neutral tonalities”. For these missing areas proposals for redefining the outlines and colors are made virtually, to the point that the paintings are returned to their former states of completion. The operation takes into account the practice common to the production of medieval and early modern art of using silhouettes traced from templates for both architectural details and the parts of the human body.