Gilda P. Mantovani - Fabrizio Lollini: Giovanni Sabadino degli Arienti, Martino da Modena e un ritrovato codice per Ercole I d’Este

    

Il contributo si concentra su un manoscritto distrutto nel corso della Seconda guerra mondiale, ma descritto e fotografato all’inizio del Novecento. Non considerato sino a oggi, costituiva con ogni probabilità la copia di dedica della anonima Historia di Piramo et Tisbe, derivata dalla tradizione ovidiana e allestita da un celebre umanista, Giovanni Sabadino degli Arienti. La sua mano è chiaramente identificabile nel testo e ne documenta la relazione con la corte di Ferrara – e specificamente con Ercole, al quale il codice è dedicato – qualche tempo prima della sua salita al potere dopo la morte del fratello Borso, nell’estate del 1471. La pagina di apertura – assieme ad altri elementi decorativi – mostra una scena con l’episodio cruciale della storia, firmata su un cartiglio da «Martinus miniator». Si tratta quindi di un’opera documentata, seppur perduta, di Martino da Modena, antecedente alle prove riferitegli dalla critica nei primi anni dell’ottavo decennio del secolo.

 

Giovanni Sabadino degli Arienti, Martino da Modena and a refound codex for Ercole I d’Este

 

The paper focuses on a manuscript that was destroyed during the Second World War. There is, however, one photograph left and a description from an early 1900s pubblication. Until now overlooked, it was probably a dedicated copy of the anonymous Historia di Piramo et Tisbe, derived from the Ovidian tradition and staged by Giovanni Sabadino degli Arienti, a celebrated humanist. His hand is clearly identifiable in the text. It documents the relationship with members of the court of Ferrara, Ercole in particular, to whom the codex is dedicated. This was some time prior to Ercole’s rise to power following the death of his brother Borso in the summer of 1471. The opening page, along with other decorative elements, shows a scene from a crucial part of the story. The illuminated initial of the frontispiece is signed «Martinus miniator», marking it down as a work by Martino da Modena. This makes it prior to the works attributed to him by critics that date to the 1480s.