Adriano Amendola: Giovanni Alto non è Giovanni Grosso. Nuove considerazioni sui ciceroni svizzeri di Lucerna e l’ ‘Antiquae Urbis Splendor’ di Giacomo Lauro

    

Partendo dai due ritratti incisi da Francesco Villamena, l’autore ha potuto dirimere la questione dell’identità delle guardie svizzere Giovanni Alto e Giovanni Grosso – due dei più noti ciceroni della Roma barocca di cui resta memoria – a lungo dibattuta dalla critica. Qui per la prima volta e con l’aiuto dell’araldica è stato possibile distinguere Alto da Grosso, spesso scambiati per la stessa persona. Inoltre l’analisi dello Stammbuch di Alto, conservato in Biblioteca Apostolica Vaticana, e il ritrovamento del suo inedito testamento ha permesso di comprendere meglio la storia del volume dell’Antiqua Urbis Splendor di Giacomo Lauro, in cui entrambi i ciceroni sono raffigurati, e precisare il ruolo di Alto nelle edizioni del 1637 e del 1641, finora ritenute sola opera dello stampatore romano, ma in realtà frutto del diretto intervento della guardia svizzera, non solo curatore dei volumi ma anche proprietario dei rami incisi, lasciati poi in eredità ai figli.

Giovanni Alto is not Giovanni Grosso. New considerations on the Swiss Ciceroni from Lucerne and Giacomo Lauro’s ‘Antiquae Urbis Splendor’


Starting from Francesco Villamena’s two engraved portraits, the author was able to resolve the question of the identity of two Swiss guards, Giovanni Alto and Giovanni Grosso. They were among the most famous Ciceroni of Baroque Rome, still remembered and long debated by scholars. Using heraldry it’s been possible for the first time to distinguish Alto from Grosso, who have often been taken as the same person. An analysis of Alto's Stammbuch, housed in the Vatican Library and the discovery of his unpublished will has made it possible to better understand the story behind Giacomo Lauro's Antiquae Urbis splendor. In the latter both Ciceroni are depicted. Alto's role in the 1637 and 1641 editions is specified. Until now the work had been considered the work of the Roman printer, but was actually the result of the direct intervention of the Swiss guardsman, not only as curator of the volumes but also as owner of the engraved branches, later bequeathed to his sons.