Silvia Bordini: Domenico Morelli e il restauro degli affreschi di Antonio Solario a Napoli (1868-1869)

    

Estratto dal volume speciale: STORIA DEL RESTAURO DEI DIPINTI A NAPOLI E NEL REGNO NEL XIX SECOLO. Atti del Convegno internazionale di studi, Napoli, Museo di Capodimonte,14-16 ottobre 1999

Intrapresi all’inizio del 1868 i restauri degli affreschi di Antonio Solario nel Chiostro del Platano a Napoli vengono interrotti nel febbraio del ’69 a seguito delle vivaci proteste sollevate da un gruppo di artisti dell’Istituto di Belle Arti. La vertenza riguarda in particolare l’uso della cera per consolidare i dipinti da parte del restauratore Mazzarese, che, a giudizio dei pittori, aveva snaturato le componenti cromatiche dell’affresco e, con i suoi ritocchi, aveva accentuato i danni causati dall’umidità e dai precedenti restauri. Ne deriva un acceso dibattito (documentato presso l’Archivio Centrale dello Stato di Roma), che investe la questione dei materiali da impiegare nel restauro della pittura murale, e che coinvolge il restauratore, gli artisti, la Commissione Consultiva di belle arti di Napoli e un gruppo di chimici. La polemica riguarda anche la definizione della figura stessa del restauratore: con il contributo in particolare di Domenico Morelli viene messa in discussione la competenza dei restauratori e delle Commissioni preposte alla conservazione, e si rivendica invece l’autorità degli artisti. La vicenda si caratterizza così come esemplare di un particolare e contraddittorio momento di passaggio nella concezione e nei principi del restauro, in bilico tra l’esigenza moderna di una revisione dei metodi e dei materiali e la difesa della vecchia identità dell’artista-restauratore.

Domenico Morelli and the restoration of the frescoes of Antonio Solario in Naples (1868–1869)


Undertaken in early 1868, the restoration of the frescoes of Antonio Solario in the Chiostro del Platano in Naples was interrupted in February 1869 following the vociferous protests of a group of artists at the Istituto di Belle Arti. The protest concerned in particular the use of wax to consolidate the paintings by the restorer Mazzarese, who, in the view of the painters, had travestied the colours of the fresco and, with his retouches, had accentuated the damage caused by humidity and by previous restorations. The dispute gave rise to a lively debate (documented in the Archivio Centrale dello Stato in Rome) between the restorer, the artists, the Advisory Commission of Fine Arts in Naples and a group of chemists on what materials should, or should not, be used in the restoration of mural paintings. The argument also concerned the definition of the role itself of the restorer: with the contribution in particular of Domenico Morelli, the competence of restorers and of the Commission for conservation was placed in doubt, and the authority of artists vindicated. The controversy exemplifies a particular and contradictory transitional phase in the conception and principles of restoration, torn between the modern need for a reform of methods and materials and the defence of the traditional identity of the artist-restorer.