Federica Di Napoli Rampolla: Il recupero dei frammenti della decorazione ad affresco del IX secolo

    

 
Estratto dal Volume Speciale: LA CHIESA DI SAN GIORGIO IN VELABRO A ROMA. Storia, documenti, testimonianze del restauro dopo l'attentato del Luglio 1993 (2002)

L’affresco, oggetto del saggio, è stato ritrovato da Antonio Muñoz nascosto tra la parete della navata sinistra e lo spessore del muro trasversale nord del campanile; questa decorazione faceva parte del ciclo pittorico della navata sinistra che, si suppone, riproducesse le storie di san Sebastiano e di san Giorgio, i due santi titolari della basilica.
La pittura, datata al IX secolo, si è conservata fortuitamente quando nel XII secolo, nell’innalzare il campanile, è rimasta celata al di sotto della muratura della torre campanaria, realizzata chiudendo la prima arcata della navata sinistra.
Muñoz, infatti, durante i lavori intrapresi negli anni Venti del secolo scorso, ritrovando un lacerto di tale importanza, per permetterne la visione, fece aprire un’asola nel muro dal tetto fino quasi a due metri e mezzo da terra. L’architetto, inoltre, non potendo fotografare l’affresco, visto l’angolo di ripresa obbligato e molto piccolo, ne fece riprodurre una parte (la testa di un santo) in una copia all’acquerello da Maria Barosso, disegnatrice del Ministero della Pubblica Istruzione, oltre a lasciarne un’ampia descrizione nel resoconto dei suoi lavori.
Con l’esplosione seguita all’attentato del 1993 sono caduti il primo e il terzo registro visibili; il secondo registro, intermedio, con l’episodio di san Sebastiano gettato nella Cloaca Massima, nonostante forti distacchi era ancora in loco.
L’intervento di recupero intrapreso dalla Soprintendenza, nella prima fase del distacco, è stato realizzato in collaborazione con Marie José Mano dell’Istituto Centrale per il Restauro ed è consistito nella velatura e nel successivo distacco di alcune zone non perfettamente fissate alla muratura; di seguito il registro intermedio è stato consolidato e ripulito dalle scolature del collante utilizzato per il distacco del registro superiore. I frammenti caduti, una volta ricomposti con grande difficoltà a causa della loro grandezza limitata (inferiore al centimetro quadrato) e del gran numero (solo nel registro inferiore erano circa 750), sono stati oggetto di una velatura totale e del riposizionamento con un nuovo strato di malta e perni di fibra di vetro, per creare ulteriori punti di ancoraggio, inseriti nelle zone lacunose dell’affresco. Nella ricomposizione dei frammenti del registro superiore si è ricorsi alla restituzione dell’impronta del muro mediante resine siliconiche per ricavare la forma di gesso; su questa è stato, quindi, possibile riposizionare le porzioni di affresco cadute.
Lo scritto si conclude con un vasto ed inedito corpus di documenti d’archivio che ha permesso di approfondire e verificare i dubbi e le perplessità emersi durante la fase di ricerca, di studio e di restauro del monumento.
 
 
The recovery of the fragments of ninth-century fresco decoration

The subject of the article is a fresco rediscovered by Antonio Muñoz during his campaign of restoration in the 1920s. It was hidden between the wall of the basilica’s left aisle and the thickness of the north transverse wall of the bell-tower. It formed part of the pictorial cycle of the left aisle which is presumed to have depicted episodes from the lives of St. Sebastian and St. George, the two titular saints of the basilica.
Dated to the 9th century, the painting was fortuitously preserved when the bell-tower was built in the 12th century. It remained hidden behind the brickwork of the bell-tower, erected by closing the first bay of the left aisle.
Muñoz, having found this important fragment of fresco, decided that it should remain visible. So he opened a recess or peephole in the wall stretching from the ceiling down to almost two and a half metres above floor level. Since he was unable to photograph the fresco, given its oblique angle, Muñoz commissioned Maria Barossa, an artist and designer in the employ of the Ministero della Pubblica Istruzione, to reproduce a part of it (the head of a saint) in a watercolour copy. He also left an exhaustive description of it in his restoration report.
Following the bomb blast in 1993, the first and third registers of the surviving fresco collapsed; but the intermediate second register, with the episode of ‘St. Sebastian being thrown into the Cloaca Massima’, still remained in situ, albeit in a precarious condition, detached in many places from the wall.
The work of recovering the fragments, undertaken by the Soprintendenza, was undertaken in collaboration with Marie José Mano of the Istituto Centrale per il Restauro. It consisted in the fixture and successive detachment of some areas of fresco not perfectly fixed to the wall. The intermediate register was then consolidated and cleaned. The disintegrated fragments were recomposed with great difficulty due to their diminutive size (less than one centimetre square) and large number (of the lower register alone there were some 750). They were then consolidated and repositioned on a new layer of mortar reinforced with fibreglass dowels, to create further points of anchorage, and inserted in the gaps in the fresco. In the recomposition of the fragments of the upper register, silicon resins were used to take an impression of the wall and so recreate the form of the gesso on which the portions of fresco that had collapsed could then be repositioned.
The article ends with an extensive corpus of unpublished archival documents on San Giorgio in Valabro; they enabled doubts or perplexities that had emerged during the monument’s exploration, study, and restoration to be removed or clarified.